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Immagine del redattorePavoni Valentina

Relazione Virale. Gli effetti del contagio sulla RELAZIONE INTERPERSONALE.




Cosa ci manca di più?

Per alcuni andare al lavoro, per altri andare in palestra, uscire al parco con i propri bambini, fare dello shopping, insomma tutto ciò che rientrerebbe nella nostra normalità.

Si, perché alla base della nostra normalità vi è un aspetto fondamentale che si chiama RELAZIONE.

Ciò che ci lega fortemente ad alcuni ambienti o ad alcuni contesti sono proprio le relazioni con le persone. Ci mancano. E ci rendiamo conto che ora, a causa di questa situazione forzata, certi sguardi, certe parole, e anche si, alcuni litigi ci fanno sentire umani.

L’essere umano più che mai ritrova sé stesso anche nella comunicazione con l’altro.

MA POI SARA’ TUTTO COME PRIMA?

Ci avete pensato? Come vi immaginate il vostro rientro alla normalità?

Se il bisogno di contatto con l’altro è palesato tutti giorni (videochiamate, post di ogni genere, telefonate a persone che non si sentono da una vita), dall'altro emergono in questo momento difese umane finalizzate a tutelarci e a difenderci. Si, anche dall'altro.

L’altro è diventato da un lato bersaglio di bisogni di contatto e di relazione, ma anche di espressioni individuali e differenti per esorcizzare la paura del momento.

Per essere più chiara, vi faccio alcuni esempi.

1. PRESA DI POSIZIONE ANTISOCIALE

“… questo virus sta colpendo anziani e malati”.

Quante volte avete sentito questa affermazione?

Si sente sempre più forte il bisogno di attribuire la propria paura su degli individui che rappresentino le nostre fragilità. La maggior parte dei giovani o delle persone non malate facendo così, mette in atto un tentativo di allontanare le proprie fragilità legate al momento su individui apparentemente distanti da loro, non riconoscendoli parte della propria comunità.


2. Altra situazione molto comune in questo momento si rifà ad un TENDENZA AL CONTROLLO:

“… ti giro tre notizie che spiegano bene cosa fare in questa situazione, ah ho trovato anche un paio di video su YouTube su come lavarsi in modo corretto le mani”.

Pensieri insistenti, condotte di verifica tramite la ricerca di informazioni da più (non autorevoli) canali ed anche rituali di prevenzione (lavarsi le mani con svariati prodotti, disinfettare ogni oggetto entrato a contatto con l’esterno) descrivono quello che sta succedendo.

La percezione che la situazione risulti incontrollabile ci porta a mettere in atto svariate forme di controllo, non tanto perché riteniamo effettivamente efficace l’azione controllante, ma solo per il timore di sentirsi in colpa, ossia di non aver fatto abbastanza per evitare future situazioni che potremmo risultare pericolose per noi e per le persone che ci sono vicine e fanno parte della nostra rete sociale.

3. PENSIERI SCHIZOFRENICI

“credo sia tutto un complotto, non ci stanno raccontando veramente le cose in maniera corretta”.

Vi è un’illusione di competenza sui fatti che stanno accadendo. Tentativo di negazione della situazione.

Moltissime persone ancora preferiscono uscire. Tantissime le denunce.

4. DISTANZA CORPOREA

“mantenere la distanza di un metro tra una persona e l’altra ”.

In fila, in attesa a una distanza di sicurezza prestabilita, moniti di mascherina e guanti.

L’unico contatto sembra essere lo sguardo. Il linguaggio non verbale si crea spazio e sostituisce il linguaggio verbale. Quanto potere in certi sguardi, fortemente comunicativi.

5. COMPORTAMENTI SOCIONOMICI

I pensieri, le azioni e i sentimenti personali passano dall’ interazione con gli aspetti sociali. Postati sui social. Ora ancor di più.

“mi rendo disponibile, per chi fosse in difficoltà economica, di fare della spesa”

Saremo ancora così solidali e disponibili verso l’altro?

Si sono probabilmente aperte in voi moltissime domande. O forse le avevate già.


Quello che succederà dopo sarà una rivoluzione, emotiva.

L’altro, lo spazio intorno a noi, le nostre attività giornaliere non saranno più viste allo stesso modo. Sta a noi capire ora come saranno viste poi.

Magari approfittando di questo momento per cogliere il senso di grande vuoto interno che sentiamo, prendendo consapevolezza dell’opportunità che ora abbiamo di “stare” in questo vuoto per poi riempirlo non di un numero smisurato di attività ma di ciò che ci fa sentire bene e “sufficientemente pieni”.



Dr.ssa Pavoni Valentina

Psicologa Psicoterapeuta

3474659447

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